LA FIMI FORNISCE AI PRODUTTORI MUSICALI, INFORMAZIONI TAROCCATE...  PER IL PROPRIO INTERESSE
di Massimo Pierini 19-04-2020


Recentemente abbiamo scoperto con stupore che la FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) ha pubblicato sul proprio sito alcune informazioni inesatte e fuorvianti.
Ma andiamo con ordine: cosa è la FIMI?  La FIMI Federazione Industria Musicale Italiana, è una Associazione di categoria molto importante che rappresenta circa 2500 imprese.
Ed è tra le altre cose, la agenzia incaricata a fornire - referente unico a livello Italiano - a tutti i proprietari di diritti fonografici (quindi etichette e produttori indipendenti, anche non iscritte a FIMI) i codici ISRC (necessari per poter pubblicare in sicurezza tracce musicali di singoli ed album). In pratica chiunque debba pubblicare musica ad un certo momento deve porsi il problema di come reperire i codici da assegnare alle proprie tracce master).

Si deve sapere che FIMI non è l'unico soggetto abilitato a fornire ai suddetti produttori musicali questi codici in via esclusiva. Infatti la pratica più comune specialmente per i singoli produttori indipendenti e gli artisti è quella di rivolgersi ai cosiddetti aggregatori che sono quelle aziende che permettono di pubblicare i propri brani in formato digitale sui maggiori store musicali in rete
(iTunes, Spotify e compagnia bella). Ma è anche vero che rivolgendosi a degli aggregatori non si può stabilire una propria numerazione riguardo a questi codici e pertanto diciamo che per etichette e produttori consistenti, che hanno in programma parecchie pubblicazioni, la via più pratica sarebbe rivolgersi alla FIMI per avere questi codici univoci per la propria attività.
Un'altra cosa che si deve sapere è che FIMI richiede un pagamento di 55.00 Euro + IVA per la assegnazione del codice base mentre gli aggregatori concedono questi codici a titolo gratuito.
Peraltro è anche interessante notare che per esempio la agenzia americana equivalente alla FIMI - che si chiama RIAA - non fa pagare niente ma ovviamente a quella si possono rivolgere solo i produttori americani.
In particolare la FIMI ha pubblicato sul suo sito delle FAQ ovvero delle domande freequenti per gli utenti del sito. Le prime 14 domande e risposte sono la mera traduzione in italiano delle FAQ che si trovano sul sito di IFIP ovvero l'organismo internazionale che designa poi le varie agenzie nazionali. E fin lì tutto bene.
FIMI ha però aggiunto ulteriori 3 domande. Riportiamo qui di seguito il testo della domanda n. 17 e della relativa sconcertante risposta:

<<17. Ho notato che esistono in rete dei siti che forniscono codici ISRC gratuitamente. Si tratta di codici validi e possono essere usati?
L’unica Agenzia autorizzata alla distribuzione dei codici in Italia è FIMI. I codici ISRC in quanto codici Primo proprietario identificano il Produttore Proprietario che risulta anche titolare delle registrazioni e potrà generare autonomamente ulteriori codici partendo da quello assegnatogli. Nel caso in cui il codice fosse erogato da un soggetto terzo (non FIMI) allora questo soggetto risulterebbe essere titolare delle registrazioni associate al codice di riferimento. Il proprietario delle registrazioni sarà quindi, in questo caso, non il richiedente diretto e il titolare del codice, ma il mero distributore.  >>

Questa risposta ci ha lasciato di sasso. Come potete notare nella risposta FIMI gioca sull'ambiguità sostenendo di essere l'unica agenzia autorizzata alla distribuzione dei codici, il che è vero nel senso che non esistono altre "agenzie" per questo, tuttavia il punto è che FIMI non è l'unico soggetto che può farlo, in quanto i codici posso esser ottenuti legalmente e gratuitamente da qualcun altro che non è una "agenzia", ma un aggregatore/distributore di musica digitale.
Non basta: FIMI aggiunge una "informazione" del tutto errata, mistificatoria ed al limite della truffa: "Nel caso in cui il codice fosse erogato da un soggetto terzo (non FIMI) allora questo soggetto risulterebbe essere titolare delle registrazioni associate al codice di riferimento".
Ci siamo allora rivolti direttamente alla IFIP chiedendo specificamente di questo problema e ci è stato risposto che gli Aggregatori sono soggetti controllati definiti ISRC managers, che in pratica assegnano i codici ISRC ai loro clienti in maniera del tutto legale. Risulta inoltre che il registrant code il numero univoco che viene assegnato ad ogni singolo produttore, identifichi tale produttore come l'effettivo proprietario delle tracce che realizzerà, non come sostiene la FIMI che lascia credere che gli aggregatori in pratica si approprino della paternità delle registrazioni e quindi delle relative royalties che ne deriveranno! Insomma per la FIMI gli aggregatori non sono che ladri e pirati.
Ora considerando cosa è FIMI e cosa rappresenta, non esiste che essa non sappia come stanno effettivamente le cose. Fornire dunque queste "fake news" dal loro sito è un atto eticamente molto scorretto e del tutto ingiustificabile aggravato dal fatto che FIMI a differenza di Agenzie che hanno lo stesso ruolo in altre nazioni, trae un profitto dalla assegnazione dei codici.
Facciamo anche notare che tra le informazioni rinvenute sul sito della FIMI scopriamo anche che chi volesse distribuire video anziché solo tracce audio, deve acquistare una licenza apposta a tale scopo e dunque il prezzo raddoppia. Anche in questo caso FIMI si "dimentica" di dire che questa cosa non è obbligatoria. Infatti su un documento PDF della agenzia americana, di gran lunga più corretta nel dare informazioni, si indica come poter fare entrambe le cose con un solo codice senza bisogni di procurarsene due. E questa procedura è perfettamente lecita anche in Italia.
In pratica basta scaglionare le numerazioni progressive facendo iniziare quelle dei video con il numero "9", pensate un po': nulla di più semplice.

La FIMI infine è la stessa entità, che ai tempi del COVID-19 invita (questa volta dalle loro pagine LINKED IN) ad acquistare abbonamenti alle piattaforme di streaming che sono notoriamente piattaforme inique che redristibuiscono diritti infinitesimali ridicoli ad artisti e piccole atichette, mentre raccolgono milioni in termini di pubblicità, grazie ai contenuti ed alla ingenuità di chi concede loro la propria musica in cambio di una vaneggiata visibilità che sarebbe data dalla mera presenza sulle piattaforme. 
Nella immagine sottostante abbiamo catturato la vergognosa risposta che la FIMI regala a migliaia di produttori e musicisti che cercano faticosamente di informarsi correttamente sull'argomento.