ITALIA & CINA: IL MANDARINO, LINGUA CINESE


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La lingua cinese è in realtà un insieme di idiomi distinti tra cui il più importante è il Mandarino.
i cinesi fanno una distinzione netta fra scritto (文 wén) e parlato (语/語 ) perché? A differenza che in Europa dove la caduta dell'impero romano determinò la nascita di lingue diverse parlate e scritte, in Cina si cercò di mantenere una versione unica di cinese scritto anche se la lingua parlata differisce tra le varie province cinesi. In altre parole in Cina non si scrive come si parla... si parlano differenti idiomi o dialetti, ma quando si scrive si scrive in un modo standard. Questo equivarrebbe grossomodo per noi Europei a condividere la stessa lingua scritta con Greci, Spagnoli, Tedeschi, Francesi, Inglesi, Polacchi, Romeni... anche se poi ognuno parla il proprio idioma o dialetto.

MANDARINO

La pronuncia del mandarino standard si basa sul dialetto di Pechino (cinese tradizionale: 北京話, cinese semplificato: 北京话, pinyin: běijīnghuà), che appartiene al mandarino, un grande e variegato gruppo di dialetti cinesi parlati dal nord al sudovest della Cina. La grammatica del mandarino standard si basa sul linguaggio cinese scritto standard, anch'esso in predominanza basato sul mandarino.

Il mandarino standard è conosciuto ufficialmente con nomi diversi ma equivalenti:
in Cina come putonghua (cinese tradizionale: 普通話, cinese semplificato: 普通话, pinyin: pǔtōnghuà, letteralmente "lingua comune"), 
in Taiwan come guoyu (cinese tradizionale: 國語, cinese semplificato: 国语 tongyong pinyin: guóyǔ, Wade-Giles: Kuo-yü, Gwoyeu Romatzyh: Gwoyeu, letteralmente "lingua nazionale"), e
in Malesia e Singapore come huayu (tradizionale: 華語, semplificato: 华语, pinyin: huáyǔ, letteralmente "lingua cinese"). I tre termini sono ugualmente usati dalle comunità cinesi nel mondo dove differenti gruppi sono venuti a contatto.

Il mandarino è una lingua tonale oovero una lingua in cui una variazione di tono di una stessa sillaba ne determina il significato o l'appartenenza a una classe grammaticale.  Il sistema tonale del mandarino consta di 4 toni più un ulteriore tono neutro.
Questi 4 toni sono rappresentati grraficamente da degli accenti e ci dicono in che modo come vanno pronunciate le vocali.
Se si vuole imparare un po' di cinese occorre fare attenzione a questo aspetto perché in pratica il modo di pronunciare le parole modifica il significato della parola stessa.



Ad esempio, la sillaba "ma", se pronunciata col primo tono, mā, può significare "mamma" (妈), se pronunciata col secondo tono, má, può significare "canapa" (麻), se pronunciata col terzo tono, mǎ, può significare cavallo (马), se pronunciata col quarto tono, mà può significare "insultare" (骂).
Detta così la cosa può anche sembrare scoraggiante ma in realtà si tratta di toni abbastanza semplici da imparare.
Il numero di toni, nella maggior parte delle lingue tonali, varia da 2 a 8. Il mandarino tra le lingue tonali non è certo la più difficile: il cinese di Taipei consta ad esempio di 7 toni.

Anche in indocina ed nell' Africa subsahariana si parlano lingue tonali.

STORIA

Fin dall'antichità, la lingua cinese è sempre stata considerata un insieme di molti dialetti, quindi c'è sempre stato bisogno di un idioma comune per eliminare le distanze linguistiche (oltre a quelle territoriali) tra i vari popoli e renderli più vicini tra loro. Confucio usava la lingua elegante (雅言, pinyin: yǎyán), invece dei dialetti colloquiali regionali; durante la dinastia Han alcuni testi erano in "lingua comune" (通語, pinyin: tōngyǔ). I libri di rima, scritti a partire dal periodo delle dinastie del Nord e del Sud (420 circa), potrebbero aver riflesso uno o più sistemi di pronuncia standard in uso in quei tempi. Comunque, tutti questi dialetti standard probabilmente erano conosciuti solo dalle persone colte; perfino in questi gruppi, le pronunce potevano essere molto differenti, visto che il fattore unificante di tutti i dialetti cinesi, il cinese classico, era uno standard scritto, non parlato.

La dinastia Ming (13681644, 明) e la dinastia Qing (16441911, 清) cominciarono ad usare il termine "lingua ufficiale" (cinese tradizionale: 官話, cinese semplificato: 官语, pinyin: guānhuà), riferendosi al modo di parlare nelle corti nobili. Nel XVII secolo, l'Impero fondò l'Accademia di ortoepia (正音書院, pinyin: zhèngyīn shūyuàn) col proposito di conformare la lingua al dialetto di Pechino. Ma questi sforzi ebbero poco successo: ancora nel XIX secolo, l'imperatore aveva difficoltà a comprendere alcuni dei suoi ministri. Nondimeno, nel 1909, la morente dinastia Qing stabilì che il dialetto di Pechino fosse la "lingua nazionale" (cinese tradizionale: 國語, cinese semplificato: 国语, pinyin: guóyǔ).

Dopo la costituzione della Repubblica cinese nel 1912, fu più facile promuovere un linguaggio comune. All'inizio si provò ad introdurre elementi da vari dialetti cinesi, oltre a quelli già esistenti del dialetto di Pechino. Ma nel 1924 questo tentativo fu abbandonato e il dialetto di Pechino diventò la fonte principale della pronuncia nazionale, grazie al prestigio di questo dialetto fin dalla dinastia Qing.

La Repubblica popolare cinese, fondata nel 1949, continuò in questa direzione. Nel 1955, il mandarino standard fu rinominato putonghua, "lingua comune" (cinese tradizionale: 普通話, cinese semplificato: 普通话, pinyin: pǔtōnghuà)

CINESE PARLATO
Esistono 7 (o secondo alcuni 10) varietà di cinese parlato. Il Mandarino è il cinese tradizionale, comunemente conosciuto come "lingua cinese").
Il mandarino standard è basato sul dialetto di Pechino, ovvero il mandarino come è parlato a Pechino, e il governo cerca di imporlo a tutta la nazione come linguaggio nella comunicazione. Quindi è usato dal governo, dai mezzi di comunicazione e nell'istruzione nelle scuole, pur non essendo in molte aree la lingua comunemente parlata dalla gente.

È comune per chi parla cinese poter parlare parecchie varietà della lingua. Tipicamente, nella Cina meridionale, una persona potrà parlare col funzionario il mandarino standard, in altri contesti il dialetto locale ed occasionalmente un altro dialetto regionale, come il cantonese. Tali poliglotti alternano frequentemente il mandarino standard con il dialetto locale, secondo la situazione, cosicché il bilinguismo è un tratto molto comune sia nella Cina continentale che a Taiwan. A volte, i vari dialetti sono mescolati ad altri, secondo l'influenza geografica. Una persona che vive a Taiwan, per esempio, mescolerà comunemente le pronunce, le frasi e le parole del mandarino standard e del taiwanese, una mescolanza che è considerata socialmente appropriata in molte circostanze.

Ad ogni modo Il cinese parlato contiene molte varianti regionali spesso reciprocamente incomprensibili specialmente tra nord e sud.
Per descrivere i dialetti, la gente cinese usa tipicamente l'espressione "il dialetto del posto", per esempio "dialetto di Pechino" (北京話/北京话) per la parlata di Pechino o "dialetto di Shang-Hai" (上海話/上海话) per la parlata di Shang-Hai.
In molte zone della Cina del nord le lingue sono abbastanza omogenee, nelle zone della Cina del sud, le città importanti possono avere dialetti che sono soltanto marginalmente comprensibili persino ai più vicini. Ciononostante, c'è la tendenza a considerare tutti questi idiomi come variazioni di un'unica lingua cinese.